E’ da molto tempo che non scrivo qui, perché sono scisso tra l’orrore del Grande Mondo e le meraviglie del Piccolo Mondo in cui vivo davvero.
La bambina spezzata in due tra i ruderi dei bombardamenti, colore anche lei del grigio cemento di tutto il terzesimo mondo devastato in funzione dell’Occidente,
l’anziano invalido sulla sedia a rotella gettato a terra dai colpi di stivali del soldato che poteva essere mio figlio,
l’addetto ai droni stanco la sera mentre fa l’ultimo clic sul palazzo di dieci piani da abbattere con tutti i suoi abitanti, per poi tornare a casa e restarci male a sapere che la moglie non gli ha preparato la cena che lui si aspettava, eppure sentirsi un po’ in colpa perché in fondo anche lei ha avuto una dura giornata di lavoro all’agenzia immobiliare…
Guardo l’orrore che c’è attorno; e vorrei terribilmente fare qualcosa. Sparare a quelli che ritengo i colpevoli, e se non si può – e non si può, ci sono tutti i servizi segreti di tutte le potenze che te lo impediscono – gridare per strada come fanno i matti, per farmi manganellare dalla polizia, e arrabbiarmi il doppio poi.
Ci ho messo secoli a capire che questo è quanto di più sbagliato, quando l’onda piena della violenza e della follia umana travolge ogni cosa. Prendere una manganellata da un ragazzo sprovveduto quanto me, non salverà il mondo.
E allora, mi ripeto la frase di un grande saggio antico, anonimo come tutti i veri sapienti:
Càlati juncu, ca passa ‘a china
Piègati, canna, che passa la piena.
Va contro l’etica che hanno instillato in tutti noi, che ci dice che quando il male imperversa, la persona perbene deve combatterlo. E anche contro qualcosa di macho dentro di noi che ci dice, che quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.
Io non pensavo che avrei visto il mondo precipitare di nuovo nello spirito di guerra, che sembra così contrario a tutte le cose, buone o cattive, dei nostri tempi.
Abbiamo quasi tutti recepito l’idea che massacrare di botte uno sconosciuto indifeso, non si fa, e questo è bene.
E molti hanno recepito l’idea che l’alunno che in classe si porta il cellulare per copiare i compiti, abbia il diritto di minacciare di denuncia l’insegnante se glielo sequestra, e questo non so se sia un bene. Ma se succedesse in un esercito, sarebbe un bel problema…
Certamente, entrambe queste tendenze sembrano rendere impossibile il massacro novecentesco. Cinquant’anni fa, i Beatles cantavano:
Imagine there’s no countries
It isn’t hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace…
Parole come queste allora suonavano sovversive; ma oggi suonerebbero burocraticamente noiose, prodotte da un generatore automatico di frasi per vincere un bando europeo.
Per questo l’orrore mi ha colto di sorpresa. Non capivo il grande Giulietto Chiesa, quando diceva che stanno preparando la guerra. Sbagliavo io, aveva ragione lui. Non capivo che sarebbe bastato che un furbo allungasse il dito e dicesse, “è lui che ha picchiato un povero bambino indifeso!” perché ripartisse il massacro eterno.
Adesso so che siamo solo all’inizio di quella che sarà una guerra con una potenza distruttiva molto maggiore dei due conflitti che abbiamo chiamato “guerre mondiali”.
La prima, piccola cosa, la possiamo imparare da un signore che duemilaepassa anni fa, disertò coscientemente le guerre dei suoi tempi. Un signore che lo hanno chiamato semplicemente, Vecchio Saggio, Laozi o Lao Tze e come volete scriverlo.
Lo Spirito di Guerra prende carne e ossa e becco d’acciaio, dalle nostre certezze.
Noi sappiamo che il Nemico ha commesso questo o quello (e magari è pure vero, o mezzovero, o quartovero, come tutte le cose nella vita). Da questa certezza deriva il Sapere che Noi Abbiamo Ragione, e quindi il Dovere di Sterminare il Malvagio, fosse solo per difenderci, noi che crediamo alla pace.
Più ci piace sentirci Amanti della Pace, più godiamo dello sterminio dei Nemici della Pace.
Questa Certezza, rinforzata in ogni secondo da infinite certezze tratte dal caotico flusso della informazione, ci trasforma tutti in immaginari Giudici, onnipotenti nella nostra stessa fantasia, impotenti di fronte all’orrore cosmico.
Disse il Vecchio Saggio, Laozi:
La mia è la mente di uno sciocco: ignorante e stupida!
La gente normale vede le cose con chiarezza;
Io solo mi trovo nell’oscurità.
La gente normale discrimina e fa distinzioni nette;
Io solo mi sento sperduto e confuso.
Sono senza forma! Come l’oceano;
Senza forma sono! Come se non avessi nulla in cui mi potessi appoggiare.
Le masse hanno tutte le loro ragioni, per agire;
Io solo sono stupido e ostinato come un contadino.
E’ soltanto che il mio desiderio differisce da quello degli altri Perché io do valore al trarre la mia sostinenza dalla Madre.”
Chi come noi non fa distinzioni nette, si sente disperso e confuso, ha un unico eroe.
Era giovane, non so se fosse bello, nessuno ne ricorda il nome, ma è grazie a lui che esistono ancora esseri umani viventi.
Una nostra amica, dell’Oltrarno, bambina all’epoca, nel lontano 1944.
Il babbo era nascosto in casa, per non essere richiamato – come pure esigeva la legge – a lavorare in Germania.
Suonano alla porta, apre la mamma.
C’è un soldato tedesco con un ragazzino italiano, un piccolo fascista che avrà avuto quindici anni sì e no.
Stanno cercando uomini da portare via, la mamma terrorizzata borbotta, “no qui non ci sono uomini!”
Il ragazzino italiano tira per il braccio il tedesco e gli dice, “perquisiamo la casa!” A quindici anni, abbiamo tante certezze.
Il soldato tedesco lo ferma, si fruga in tasca e tira fuori una foto: quella di suo figlio rimasto in Germania, lo fa vedere commosso alla signora. E poi trascina via il piccolo italiano troppo poco italiano.